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Traduzione, introduzione e note di Francesco Marilungo - Il Novissimo Ramusio 17
seconda edizione

romanzo storico-politico

Copertina del libro
€ 20,00
Versione stampata

La pubblicazione del volume che oggi qui si presenta è stata resa possibile grazie a un progetto coordinato dall’ISMEO – Associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente, coeditore del presente volume, e dall’Istituto Internazionale di Cultura Kurda (Roma), in cofinanziamento entro una specifica linea di ricerca del Progetto pluriennale MUR «Storia, lingue e culture dei paesi asiatici e africani: ricerca scientifica, promozione e divulgazione». Una presentazione storico-linguistica del Kurdistan e del popolo kurdo, preziosa per orientarsi in un àmbito molto poco noto al grande pubblico italiano nei suoi aspetti culturali, e forse più o meno confusamente conosciuto in quelli politici, di cui oggi la grande stampa internazionale si interessa attivamente, dovuta a Daniele Guizzo, si può leggere in un volume precedente di questa stessa collana (Matteo De Chiara e Daniele Guizzo, Fiabe e racconti popolari del Kurdistan, Il novissimo Ramusio 1, Roma 2014). Il XX secolo, e ancor più l’inizio del XXI, ha visto i Kurdi di almeno tre stati sovrani ergersi a protagonisti in una regione nevralgica del Medioriente, un tempo intercapedine tra l’impero ottomano. Impero russo e Iran, oggi al centro di interessi economici che, se da un lato sottolineano la potenziale ricchezza di questa parte del mondo, dall’altro contribuiscono a metterne ancora più in difficoltà l’autonoma esistenza quotidiana. È, quello kurdo, un popolo di antico (anche se imprecisato) insediamento, parlante fin dalle prime notizie pervenuteci prevalentemente dialetti iranici, convertito all’Islam in seguito alla conquista araba, ma tuttora singolarmente tollerante verso le numerose altre religiosità caratterizzanti ogni piega della sua complessa realtà etnico-territoriale, quasi questa avesse riassunto in sé quanto il macrocosmo di quella parte dell’Asia aveva nel tempo sedimentato. Il libro curato da Francesco Marilungo, cui si deve anche una ben in- formata Introduzione storico-critica, assolve pienamente il suo compito di intermediazione culturale e, ci si augura, aggiunge un significativo elemento ermeneutico alla via che conduce nel Kurdistan, mostrandone gli unici confini possibili nell’impalpabile, ma non per questo meno vero, profilo umano e sociale, e proseguendo una tradizione di studi kurdi iniziata in Italia più di due secoli fa da Maurizio Garzoni, il primo in Occidente a pubblicare una Grammatica e vocabolario della lingua kurda (Roma, Nella Stamperia della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, 1787); Garzoni in fondo aveva intuito che nella prospettiva del mondo moderno l’identità di un popolo più che al sangue e alla terra è collegata alla sua lingua: diffonderne i documenti equivale dunque a confermarne la vitalità e il diritto all’esistenza. Come nota nella sua Introduzione il traduttore e curatore del romanzo, Francesco Marilungo, già il titolo scelto da Uzun ( Tu) testimonia che il libro è anche un appello diretto e imperativo al lettore. Attraverso la sua prosa e i suoi ragionamenti, Uzun indica nella lingua, strumento della narrazione collettiva, l’unica via di riscatto, l’unica possibilità di rompere l’isolamento. E forse anche un compito che generazioni di letterati kurdi – da Ehmedê Xanî a fine Seicento fino ai fratelli Bedirxan nella prima parte del Novecento e a Sharko Bekas nell’epoca a noi contemporanea (si veda in questa stessa collana: L. Schrader, Sherko Bekas. Scintille di mille canzoni, Il Novissimo Ramusio 4, Roma 2017) hanno sentito come compito principale dello scrittore kurdo, vale a dire la creazione (o quanto meno il contributo alla creazione) di una letteratura nazionale in una varietà linguistica kurda comprensibile al maggior numero possibile di Kurdi. La versione italiana di Tu costituisce la prima traduzione diretta di un romanzo dal kurmanji all’italiano. ISMEO e Istituto Kurdo intendono dedicare successivi volumi della collana «Il Novissimo Ramusio» alla divulgazione critica dell’opera di Mehmed Uzun, la figura letteraria kurda di Turchia più importante dell’ultimo mezzo secolo. Partire da Tu aiuta a comprendere l’opera e il percorso letterario. Se la letteratura è uno strumento cruciale per la comprensione della storia di un popolo – e ancor più nella comprensione di un popolo senza stato che vuol farsi nazione – i romanzi di Uzun sono fondamentali per conoscere l’immaginario kurdo e, in ultima istanza, le aspirazioni del popolo kurdo stesso. (ADRIANO V. ROSSI - Presidente ISMEO)

F.to 17x23, brossura filo refe, pp. 232, B/N