ARTEMISIA la musa Clio e gli anni napoletani
- Anno: 2013
- Autore/i: Contini R., Solinas F.
- Catalogo: De Luca Edizioni d'Arte
- Argomento: Arte
- ISBN: 978-88-6557-123-1
- ISSN:
Con importanti dipinti, inediti o mai visti in Italia, l’esposizione consacrata dalla Fondazione Pisa alla pittura di Artemisia Gentileschi si concentra sugli anni napoletani dell’artista e approfondisce le nostre conoscenze sulla sua cospicua produzione partenopea e sulle sue vicende biografiche nella capitale del Vice Regno e in Toscana, dove la donna conservava interessi e proprietà.
Proveniente da Venezia, dov’è documentata sino al gennaio 1629, nella primavera
dell’anno successivo, Artemisia si installa a Napoli su invito di don Fernando
Enríquez Afán de Ribera duca di Alcalà, nuovo viceré spagnolo e suo antico ammiratore. Forse sostenuta dall’amico pittore Massimo Stanzione, conosciuto a Roma e accreditato presso il re di Spagna, Artemisia fu favorita e protetta dal Duca d’Alcalà e dai viceré suoi successori. Dal Conte di Monterrey al Duca di Medina de la Torres, dal Conte di Modica al Duca d’Arcos sino al Conte di Oñate, tutti i reggenti spagnoli incoraggiarono la sua pittura con importanti commissioni pubbliche e private. Così fecero anche i cardinali Niccolò Enriquez de Herrera, Francesco Boncompagni e Ascanio Filomarino, rispettivamente nunzio papale e arcivescovi di Napoli. Libera, protetta dai poteri dello Stato e della Chiesa, durante i circa venticinque anni della sua lunga stagione partenopea, Artemisia guadagnò la massima fama internazionale. Insignita da committenze prestigiose e ben remunerate e invitata nelle maggiori corti europee, la donna era a capo di una delle più importanti e popolose botteghe artistiche della città ed era considerata una protagonista della pittura del tempo. Per ignoranza o pregiudizi critici, la Gentileschi è di fatto, dopo circa quattro secoli, la più trascurata dei grandi pittori napoletani del Seicento.
A seguito delle due mostre monografiche dedicate alla pittrice a Milano (2011) e
a Parigi (2012), l’esposizione pisana si concentra sulla Clio Musa della storia,
dipinto eseguito attorno al 1632. La rassegna di Palazzo Blu studia la tecnica e le variazioni stilistiche praticate da Artemisia a Napoli grazie al confronto di più dipinti eseguiti nella sua grandiosa bottega partenopea. Tra queste tele, oltre al prestigiosissimo David inedito (1631) proveniente da un’antica collezione napoletana, saranno presentate altre opere certe di quegli anni, quali l’Annunciazione del Museo Nazionale di Capodimonte (1630), la Minerva delle Gallerie Fiorentine (1635) – restaurata per l’occasione –, l’Autoritratto della Galleria Nazionale di Palazzo Barberini (1635-37) e la sua ultima opera documentata, La Susanna e i vecchioni della Soprintendenza di Bologna (1654).
F.to 22x22, Brossura, pp. 72, Ill. a colori