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La Fabbrica di San Pietro in Vaticano Dinamiche internazionali e dimensione locale

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Studiata ampiamente dal punto di vista storico-artistico, la Basilica di San Pietro non ha sino ad ora ricevuto sufficiente attenzione per quanto riguarda la complessa struttura amministrativa e organizzativa che, da cinque secoli, presiede alla sua costruzione, ricostruzione e manutenzione, la Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Voluta da Papa Giulio II, la Fabbrica di San Pietro si presenta come un corpo estremamente articolato, di cui la ricerca condotta da Renata Sabene tenta per la prima volta un'esaustiva ricostruzione storica, basata su di un vastissimo apparato documentario pressoché inedito, nella sua duplice dimensione locale e di proiezione internazionale. Analizzate nel loro divenire nel corso dei secoli, le forme di gestione e organizzazione della Fabbrica disegnano gradualmente l'immagine di un organismo economico e amministrativo efficiente, capace di capitalizzare le conoscenze in campo edile presenti a Roma, di generarne di nuove cosí come di elaborare una politica del lavoro del tutto innovativa rispetto alle consuetudini del tempo. Vengono qui ricostruiti l'ambiente e le condizioni di vita dei lavoratori in forza alla Fabbrica, le consuetudini riguardo al loro arruolamento, le retribuzioni e la politica assistenziale, tutti elementi che mettono in luce una precoce modernità organizzativa della Fabbrica, frutto del connubio tra progettualità, attenta selezione delle competenze, pratica della solidarietà. La disamina delle modalità di raccolta dei finanziamenti necessari alla costruzione della Basilica pone poi in evidenza la proiezione internazionale degli interessi della Fabbrica, aprendo nuove prospettive di osservazione sulla questione della vendita delle indulgenze. In effetti, l'evoluzione delle esigenze economiche della Fabbrica si accompagnò non solo a quella degli organi direttivi, generando un'amministrazione tecnicamente capace di sostenere gli enormi oneri del cantiere basilicale, ma anche all'accorto utilizzo dei più efficaci strumenti finanziari in uso nell'età moderna. L'essenza della Fabbrica appare fondarsi, dunque, nella duttilità degli organi direttivi alle esigenze in fieri del cantiere, nella capacità di coniugare il cambiamento con il consolidamento, nell'attenta gestione delle finanze, in un percorso proiettato al raggiungimento dell'obiettivo indicato da Giulio II nel 1506: costruire e conservare la Basilica di San Pietro nel tempo.

Renata Sabene, Dottore di Ricerca in Storia Economica presso l'Università degli Studi di Napoli “Federico II”, insegna Materie Letterarie nella Scuola Secondaria Superiore e collabora, come Cultore della Materia, con la Cattedra di Storia Economica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi Roma TRE. I suoi interessi si incentrano sull'economia e l'ambiente sociale di Roma in età moderna, in particolare sugli aspetti organizzativi e finanziari delle attività della Fabbrica di S. Pietro, e sulla ricostruzione del mercato del grano, tema oggetto di una prossima pubblicazione. Tra i suoi più recenti saggi La Depositeria della Fabbrica di San Pietro dalla conduzione privata all'affidamento al Banco di Santo Spirito in Sassia (1766); La Fabbrica di San Pietro in Vaticano come azienda. Organizzazione del lavoro, retribuzioni e assistenza dei manuali a Roma nel Settecento; in collaborazione con G. Sabatini, Tra politica e finanza: la Cruzada di Portogallo e la Costruzione di S. Pietro (1581-1652) e Il finanziamento della costruzione di San Pietro e la Crociata di Spagna: interessi economici e relazioni diplomatiche tra Monarchia Cattolica e Chiesa di Roma.

F.to 17x24 cm, Brossura filorefe, pp. 240, Ill. b/n