Nell'anno 1898 un bel giorno un monsignore... Sorprendenti rivelazioni intorno all'enigmatico e controverso stemma della città di Pozzuoli
NUOVI TASSELLI 2 Collana di storia, archeologia, culti, dèi, miti e simboli
- Anno: 2008
- Autore/i: Pisano Francesco
- Catalogo: Antonio Pisano Editore
- Argomento: Storia locale
- ISBN: 978-88-95938-01-1
- ISSN:
Antonio Pisano Editore , Pozzuoli, 2008, pp.88
Lo stemma della città di Pozzuoli è stato sempre una sorta di oggetto alquanto misterioso e perciò particolarmente controverso. Molteplici le questioni sorte intorno ad esso. Diverse e divergenti le risposte date. Quando è nato? Chi lo ha partorito? Erano, in origine, di aquile o di galli le teste dei volatili raffigurate sopra? Cosa rappresentavano? Quale quindi lo stemma da adottare da parte del Comune? A questi interrogativi, sul finire del XIX secolo, cercarono una soluzione due studiosi locali: Luigi de Fraja Frangipane e l’abate Giuseppe de Criscio. Per il de Fraja Frangipane le teste dei pennuti disegnate sull’arme di Pozzuoli erano sicuramente di aquile (fig. 1) e alludevano ai sette martiri cristiani decapitati a Puteoli nel 305: Procolo, Gennaro, Sosso, Acuzio, Desiderio, Eutichete e Festo. Secondo il de Criscio, invece, erano di galli le teste dello stemma puteolano (fig. 2) e rappresentavano gli amministratori della città. Solo una disputa accademica la loro? Niente affatto. Lo scontro fu durissimo. Molti i personaggi, alcuni di primissimo piano (il cui ruolo determinante, mai finora intuito, emerge chiaramente in questo mio saggio), che intervennero in aiuto, in modo anche pesante, dei due contendenti. L’anno dello scontro, decisivo per la scelta dello stemma da innalzare da parte della Città di Pozzuoli – quello attualmente adottato (stemma del de Fraja Frangipane) -, fu il 1898. Alla fine vinsero i “Seguaci delle Aquile” che, con alcune mosse ben congegnate, riuscirono a ribaltare a loro favore il risultato di una battaglia che ai “Seguaci dei Galli” sembrava già vinta (anche questa è una storia sconosciuta raccontata per la prima volta nel presente lavoro). Ma i dubbi e gli interrogativi sul “vero” stemma di Pozzuoli sono oggi fugati? Purtroppo, no. Per quanto mi riguarda, devo confessare che non era mia intenzione scrivere un saggio sullo stemma della mia città. Il lavoro che qui viene proposto è nato, diciamo così, da un piacevole “incidente di percorso”. Conclusa una fortunata indagine sulla diffusione dell’emblema del delfino in territorio flegreo e pubblicati i risultati della ricerca (F. Pisano, Hic sunt delphini. La singolare propagazione del simbolo del delfino nei Campi Flegrei in età antica, Pozzuoli 2008), la mia curiosità di “semiologo dell’antico” era in effetti tutta concentrata sul simbolo del gallo e sulla sua presenza nel nostro comprensorio. Ma proprio per questo la mia attenzione non poteva non ricadere sulle teste dei galli disegnate su alcuni esemplari di stemmi della città di Pozzuoli, in particolare su quelli che si possono oggi ammirare all’interno della cappella del SS. Corpo di Cristo, ubicata sul rione Terra. «Chi, quando e perché introdusse l’immagine del gallo in questa chiesa?», incominciai a chiedermi. Conoscendo io l’eccezionale significato di questo simbolo per i cristiani, ritenevo che le alte sfere della Chiesa puteolana avevano sicuramente avuto un ruolo decisivo riguardo al suo inserimento. Da dove iniziare la ricerca per appagare la mia curiositas? Dall’Archivio Diocesano e dalla Biblioteca Diocesana di Pozzuoli, innanzitutto; mi sembrava ovvio. E qui infatti, precisamente nella Biblioteca, nel settimanale «L’Operaio» in particolare (al riguardo stranamente trascurato o distrattamente sfogliato da altri), trovai tutte le risposte alle domande postemi. Non solo. Scovai anche tante altre testimonianze, anch’esse mai prima individuate, che obbligavano a riscrivere in buona parte la storia dello stemma puteolano e ad aggiungere inoltre nuovi fondamentali tasselli alla storia stessa della città di Pozzuoli. Sarebbe stata, credo, una imperdonabile mancanza da parte mia non far conoscere le tante eclatanti e feconde novità che, guidato dal divino gallo, avevo avuto la fortuna di scoprire. Chiudo questa breve introduzione facendo notare che il presente lavoro va oltre il pur importantissimo ambito locale. Chiunque s’interessa di simboli, infatti, è obbligato da questo momento – ma già avrebbe dovuto farlo prima, in verità – ad aggiungere alla voce “Gallo” i fondamentali, affascinanti galli puteolani raffigurati nella chiesa del santissimo Corpo di Cristo e invitare i propri lettori o ascoltatori a portarsi a Pozzuoli, sul rione Terra, ad ammirarli da vicino (insieme alla chiesa splendidamente restaurata, ovviamente), in quanto essi, riguardo al mondo dei simboli, rappresentano senz’altro un unicum.(F.Pisano, Nota introduttiva)