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Morte di un cittadino americano. JIM MORRISON A PARIGI

(Collana Extra)

Copertina del libro
€ 12,00
Versione stampata

Tascabile, pp. 100 + 14 foto a colori
1° marzo 1969, Dinner Key Auditorium, Miami. È a partire da quel concerto che prendono l’avvio le pratiche del processo a Jim Morrison. Un processo kafkiano, cioè più interno che esterno, come risulta dal proposito più volte dichiarato dallo stesso Jim di scrivere un libro sul processo che fosse insieme diario e autobiografia. È nelle more di quel processo che Jim giunge a Parigi, sulle orme del prediletto Rimbaud, alla ricerca di un’impossibile rinascita, come è detto in quel brano inedito che è intitolato significativamente Paris blues. Anno fatidico per Jim, il 1969. A maggio legge in pubblico quel suo poema-testamento che è intitolato An American Prayer. Quando il 3 luglio, due anni esatti prima della sua morte, muore Brian Jones, leader dei Rolling Stones, gli dedica un’ode alla maniera di Keats. È in questo suggestivo scenario e a partire dagli interrogativi che a questa vicenda sono legati che prende l’avvio questo volume. È il racconto di una passeggiata al chiaro di luna da cui l’autore è invitato a riflettere, quasi a voler tentare l’impossibile impresa di scrivere lui quel libro sul processo che Jim non scrisse. Osserva Renato Minore in una sua testimonianza privata indirizzata all’autore: «La passeggiata parigina è l’occasione per un lungo viaggio dentro il mondo di Jim Morrison e il tuo, una specie di itinerario speculare, di piccolo vademecum dell’anima. Come una quête in cui il doppio obbiettivo (tra segni, indizi, ricordi che si sovrappongono) porta alla disseminazione di ogni possibile approdo, al senso di una ricerca comunque aperta, una vera scommessa conoscitiva. Funziona bene tutta l’inchiesta su Morrison, dentro ai misteri di quegli ultimi giorni, e funziona bene quella bonne distance che lentamente si assottiglia, fino alla sovrapposizione, quel buio prenatale (belle le ultime pagine) che sembra l’origine dell’impossibile inseguimento del mito, ombra luce ombra… e in queste pagine c’è, credo, il modo, il tratto stilistico con cui raccontare questa storia di specchi e di camuffamenti, quel tratto di narrazione sospesa, racconto e riflessione anche critica, che è il tuo passo di narratore».