La collezione del segretario Juan de Lezcano. Borgianni, Caravaggio, Reni e altri nella quadreria di un funzionario spagnolo nell’Italia del primo Seicento. MSM 9/24/3
- Anno: 2009
- Autore/i: Vannugli A.
- Catalogo: Accademia Nazionale dei Lincei
- Argomento: Arte
- Collana: Memorie Scienze Morali Storiche e Filologiche
- ISBN: 978-88-218-1015-2
- ISSN:
In 8°, pp. 321 - 539, con appendice documentaria di 93 ill.ni b/n f.t. - Disponibile anche in PDF
Abstract:
Il lavoro di Antonio Vannugli La collezione del segretario Juan de Lezcano si impone per la straordinaria densità del commento e il rigoroso approfondimento di un tema che a prima vista periferico – l’inventario, redatto nel 1631 e in occasione del testamento, dei quadri posseduti da un grand commis dello Stato spagnolo che per ragioni d’ufficio fu a lungo in Italia – rivela immediatamente la sua centralità e l’eccezionale importanza per ricostruire e precisare le complesse dinamiche artistiche dei primi decenni del Seicento. Come ben sappiamo questo genere di documenti, specie quando si situano, come questo del Lezcano, in anni precoci, si rivelano particolarmente intriganti per quanto concerne l’affidabilità dello notizie consegnateci, soprattutto in riferimento al nome degli autori, troppo spesso reso fallace da immotivate generosità attribuzioniste, difficilissime da accertare, anche per le ricorrente insidia dell’alternativa originale/copia. A parte il caso dell’esemplare segnalato come firmato (che tuttavia non è sempre motivo di indiscutibile certificazione) la ricerca di Vannugli, come in altri casi consimili, poteva prendere avvio solo dall’indicazione delle tecniche e delle misure, riferite peraltro in modo generico e dalla descrizione dei soggetti, anche questi non sempre esenti da omissioni e fraintendimenti, alle quali in qualche caso è possibile aggiungere – ed è caso non frequente, ma importante – il ricordo preciso dell’acquisto e la stima, anche venale, che l’opera aveva nel concetto del proprietario. Su queste basi si dipana la ricerca puntualissima del Vannugli che trova appoggio nella capillare conoscenza di altri inventari di collezioni analoghe più o meno coeve e che ripercorre con inesausta attenzione ad ogni dato utile e con sorvegliata acribia, il percorso dei passaggi di ogni singola opera per la quale esiste la possibilità di una sua probabile appartenenza originaria alla collezione Lezcano, tracciandone, sia in direzione diacronica che a ritroso rispetto alla sua collocazione attuale, l’avvicendarsi dei vari proprietari. Ne risulta uno spaccato avvincente e convincente di quasi tre secoli di storia del collezionismo e della fortuna critica della pittura del primo Seicento (che costituisce il nerbo portante della collezione) che supera ampiamente l’occasionalità dell’argomento trattato per divenire storia dell’arte di un momento così determinante delle vicende artistiche italiane. E poiché nelle collezione non mancano le citazioni di maestri di primaria importanza – i Carracci, Reni, Caravaggio, Borgianni – accertare la presenza di loro opere nella raccolta significa mettere in discussione l’assetto dei rispettivi cataloghi, come si sa oggetto di pluridecennali discussioni, non ancora giunte a conclusioni condivise. È quanto il Vannugli fa dimostrando una rara competenza di informazione e un invidiabile dominio della letteratura critica sull’argomento, che include anche gli interventi più recenti in materia (il ricchissimo apparato di note, sempre funzionali al testo, diviene, anche quantitativamente, paritario rispetto al testo stesso). Ma l’impegno del riscontro strettamente filologico non esaurisce gli interessi del Vannugli che non sono circoscritti all’esplorazione degli anni e dell’ambiente di cui si è detto. Vorremmo fare un solo caso, quello dell’analisi storico-critica del Compianto sul Cristo morto di Orazio Borgianni, dove l’inevitabile presa d’atto del noto rapporto con il Cristo morto di Andrea Mantegna sollecita il Vannugli a precisare opportunamente i riferimenti con l’ambiente lombardo di tradizione leonardesca.
Indice:
Vicende di un segretario reale e del suo protettore
Il testamento
La quadreria del segretario
Dipinti devozionali e religiosi, opere profane e anonime, ritratti
I veneti: Bellini, Tiziano, Pordenone, Bassano
I romani: copie da Raffaello, Pulzone e Rubens. Paolo Bril e Federico Zuccari
I bolognesi: Annibale Carracci e Guido Reni
Juan de Lezcano e il Caravaggio: la copia di un “San Francesco in preghiera”
Caravaggio: l’itinerario di un “Ecce Homo” da palazzo Massimi a Palazzo Bianco
Storia di un’amicizia: Juan de Lezcano e Orazio Borgianni
I Borgianni della collezione Lezcano: le opere perdute
Orazio Borgianni: l’“Orazione nell’orto”, la “Madonna del pettirosso” e il “Cristo tra i dottori”
Orazio Borgianni: il “San Cristoforo”
Orazio Borgianni: i dipinti passati in Spagna. Il “San Sebastiano”
Orazio Borgianni: il “Compianto sul Cristo morto”
Orazio Borgianni: il “Martirio di sant’Erasmo” e il “Martirio di san Lorenzo”.
Bilancio di una ricerca.
Appendice documentaria
Bibliografia.
Illustrazioni