Vittore Branca. L'uomo, il critico, il testimone del Novecento. Vol. 239
Convegno organizzato d'intesa con l'Istituto Veneto di Scienze (Roma, 25-26 maggio 2006)
- Anno: 2009
- Autore/i: Aa. Vvv.
- Catalogo: Accademia Nazionale dei Lincei
- Argomento: Filologia
- Collana: Atti dei Convegni Lincei - ACL
- ISBN: 978-88-218-0989-7
- ISSN:
In 8°, 184 pp. Disponibile in pdf a Euro 20,00
Indice:
La figura e l’opera
E. Raimondi – L’uomo, il critico, il testimone del Novecento
C. Magris – Vitalità di Vittore Branca
Filologia e critica
C. Vasoli – Vittore Branca e l’Umanesimo fiorentino
G. Benzoni – La storia e la civiltà di Venezia
M.L. Doglio – Umanesimo veneziano e «sapienza civile»
I secoli, i testi, le arti
C. Delcorno – Presenza di San Francesco nella critica di Vittore Branca.
G. Lonardi – Dal «Conciliatore» a Montale
S. Settis – Vittore Branca: ermeneusi del testo “figurabile”
S. Graciotti – Vittore Branca. Dall’UNESCO alla Fondazione Giorgio Cini
Una presenza e un’eredità
V. Cappelletti – Vittore Branca e l’Enciclopedia Italiana
C. De Michelis – Branca e l’editoria
G. Pizzamiglio – Vittore Branca e l’italianistica nel mondo
A. Bettinzoli – La Bibliografia degli scritti di Vittore Branca.Presentazione dell’ultimo aggiornamento
C. Ossola – Con tutto che si nasconda, non può morire. Vittore Branca, scritti postumi
Signori Accademici,
sono grato per la cortesia che mi usate nel consentirmi, ad apertura del convegno dedicato a Vittore Branca, di ricordare il contributo ch’Egli diede all’Istituto della Enciclopedia Italiana sedendo nel suo Consiglio Scientifico fin dal 1982. Nella adunanza del 28 maggio 1998 Egli volle porgermi il saluto del Consiglio esprimendo gratitudine al Presidente della Repubblica per la mia designazione. Ma come sempre Branca non sciupava parole di circostanza. Squadernò qualcuna delle mie monografie e leggendo da alcuni foglietti di appunti descrisse linee del mio lavoro scientifico con una padronanza e una precisione quasi egli avesse da sempre ricompreso nella sua sterminata cultura di italianista una attenzione anche alla romanistica.
Mi colpì un suo passaggio: «libri così potrebbero essere stati scritti da uno di noi». Doveva avere rintracciato un qualche rispecchiamento tra la nuova filologia critica di cui egli era stato combattivo e vittorioso Maestro e il sentiero ch’io mi ero aperto nel rinnovamento dello studio dei giuristi romani. E forse anche quel modo di accostare l’eredità degli autori antichi come fonti della nostra vita civile e morale dovette apparirgli sintonica con una sua profonda persuasione.
L’Enciclopedia ha contratto un incommensurabile debito rispetto ai suggerimenti, incitamenti, programmi del consigliere Branca. Nel Consiglio del 1° marzo 1985, quando si progettava l’Enciclopedia delle Scienze Sociali, raccomandò attenzione al contesto sociale dei fatti letterari ed artistici. E in quella stessa seduta per un’altra grande opera, la Storia di Venezia, assicurava la alleanza tra due prestigiose libere istituzioni quali l’Enciclopedia Italiana e la Fondazione Cini. Nell’adunanza del 5 luglio di quello stesso anno 1985 espresse calorosa adesione alla iniziativa di un progetto di Enciclopedia dei Ragazzi, ch’egli vedeva venire incontro ad una esigenza morale e sociale. Il 15 aprile 1986, sul progetto di una Enciclopedia dell’Arte medievale, che sarebbe stata diretta dalla professoressa Angiola Maria Romanini, dichiarò di attribuire tale importanza all’opera quale il progetto configurava da averne già dato notizia al Congresso Internazionale di Filadelfia sull’arte e la cultura del Medioevo, riportandone consensi entusiastici, quasi – disse – avesse presentato una Pauly-Wissowa per il Medioevo.
Il 25 novembre del 1986 Branca lesse una dettagliata relazione sullo stato dei lavori della Storia di Venezia diretta con lui da Gaetano Cozzi, Ugo Tucci, Girolamo Arnaldi, Vincenzo Cappelletti, Rodolfo Pallucchini, Bruno Paradisi, Massimiliano Pavan, Paolo Prodi, Alberto Tenenti. Leggo un brano: «L’opera si propone di affrontare la plurisecolare vicenda della città-stato dall’albore delle origini, per tanti versi ancora problematiche, sino alla complessa contraddittorietà dei nostri giorni nello interconnesso agire e reagire di politica, economia, società, religione, cultura ed arte. Di qui l’articolata architettura del progetto, la sua motivata scansione cronologica via via trascorrente, in singoli volumi, dalle primitive aggregazioni lagunari al definirsi di un’autonomia sboccante in sovranità; dalla partecipazione alle crociate alla politica continentale, dal ridimensionamento accompagnato più dal fulgore del mito, all’impegno consapevole nell’esercizio della sovranità sul terreno giurisdizionale; dalla perdita di Candia e dal momentaneo recupero della Morea al settecentesco conflitto tra istinto di conservazione e necessità di riforma; dalla fine della Serenissima all’incalzare degli eventi otto-novecenteschi». Ne conseguiva la previsione di una decina di volumi orizzontali, tagliati cronologicamente e di altri 6 verticali, cioè tematici, e ampiamente diacronici.
Il 3 maggio 1989 Branca riferisce sulla possibilità di dar vita ad una collana editoriale in lingua inglese con testi tratti da opere dell’Istituto da affiancare ad altre produzioni Treccani già in vendita negli Stati Uniti. Branca aveva sostenuto la creazione di una testa di ponte a New York per raggiungere non solo i paesi di lingua inglese, ma anche quelli delle Americhe centro-meridionali e dell’Asia pensando a una collaborazione tra studiosi italiani quali Montalenti, Moscati, Angelini, Baldelli, Cappelletti, Faedo, Garin, Pugliese Carratelli, Zichichi e americani, già legati all’Enciclopedia e alla cultura italiana, quali Peter Brown, Lavin, Mandelbaum, Modigliani, Bombieri, Stone, Edward Witten, Roscoe B. White.
Il 28 maggio 1998 Branca difende l’originalità dell’Enciclopedia Oraziana che si affianca alla Virgiliana e alla Dantesca, e il 15 settembre dello stesso anno il progetto di una Enciclopedia delle Italie «dove possano trovare posto le vicende creative, sociali e morali dei trenta milioni di italiani sparsi nel mondo e autori anche di una ricca creazione di idiomi e di linguaggi».
Il 16 settembre 1999 Branca presenta anche a nome del consigliere Carlo Ossola il progetto di una Enciclopedia Petrarchesca, sul modello della Oraziana, che avrebbe dovuto editarsi nel 2004, ma che non è stata più realizzata. In quella stessa adunanza, Branca, a proposito del progetto della Enciclopedia delle Italie, suggerisce di associarvi anche un repertorio degli Italiani Illustri in Nord-America ed un Vocabolario italo-americano sui dialetti in fase di realizzazione presso la Columbia University nonché lo studio comparativo sull’italo-australiano, così come l’8 febbraio 2000 suggerisce un collegamento tra l’iniziativa delle Italie e una analoga che si svolgerebbe presso l’Italian Academy di New York. Nella stessa seduta, a proposito di una Enciclopedia dello Spettacolo, sottolinea l’ampiezza delle tematiche da osservare, che comprendono il circo, il caffè concerto, le varie forme di spettacolo popolare, oltre quelle come il melodramma e il teatro, che fanno celebre l’Italia nel mondo.
Il 12 dicembre 2000 Branca riferisce sui volumi della Storia di Venezia dedicati all’Ottocento e al Novecento.
In ogni occasione di incontro, specie negli ultimi anni, a Roma e a Venezia, Branca mi rammentava la frase di Bernardo di Chartres nani sumus super humeros gigantis. S’egli diceva della statura sua rispetto a quella dei suoi tanti interlocutori e Maestri sparsi in tutto il mondo, che avrei dovuto dire io rispetto alla sua personalità, così autorevole per la estensione delle conoscenze, così complessa per l’intreccio dei tanti interessi intellettuali e civili e religiosi? Ci unì, malgrado il divario dell’età, l’avere militato nella Fuci e poi nel Movimento dei Laureati Cattolici, l’avere assorbito la spiritualità di Papa Montini, Paolo VI, l’avere anticipato il clima del Concilio Vaticano II. Libertà intellettuale e fede religiosa. «Questa umanità non è solo ragione – scrisse nell’Autobiografia o meglio autoironia intellettuale –. Ci aggiriamo alle volte in deserti senza possibilità di orientamenti, ma Dio può mandarci improvvisamente la colonna di fumo a guidarci». Quanto all’impegno civile, nell’antifascismo come nell’anticomunismo, testimonianza della sua invulnerabile coerenza morale e insieme della sua umana compassione fu la vicenda con Giovanni Gentile. L’antico scolaro venti giorni prima del tragico assassinio del vecchio maestro aveva altercato con lui, andandosene via da lui «violentemente, ma col cuore stretto». E quando seppe della sua morte, ne scrisse chiudendo con questa frase: «“Fu di me quel che solo potevo ... aver preposto una morte animosa a una vita imbelle”: erano parole che Gentile amava citarci dal suo Giordano Bruno».
Quanto alla comunione cristiana avevamo imparato quel motto dell’obbedire in piedi ch’era stata insegna di più di una generazione. Sapendo che stavo utilizzando per una conferenza il De dignitate hominis di Pico della Mirandola, mi mandò l’estratto di un suo studio sulla influenza di Pico nella cultura inglese. Una citazione dal cardinale Newman: «The conscience is aboriginal vicarius of Christ», fu come un messaggio ad un amico da non lasciare senza consiglio.