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UN RITRATTO DEL CARDINALE GIROLAMO CASANATE RICAVATO DAL SUO EPISTOLARIO

Equipeco

Copertina del libro
€ 5,00
Versione stampata

48 pagine cm 12×16 carta Fedrigoni 120 gr
È accadimento non del tutto consueto che si conservi l’epistolario privato di un grande personaggio pubblico. E soprattutto che l’epistolario si sia conservato integro, cosí da permettere di seguire passo passo lo svolgimento di una intera vita, o quasi. Ciò è quanto avvenuto allo straordinario, per mole (1355 missive) e per interesse, scambio intervenuto tra Girolamo Casanate ed il suo factotum, in quel di Napoli Francesco Rasetti, di cui mai, fino ad ora, si era pubblicata notizia alcuna. E di questo trascorrere di giorni, di mesi, di anni, di decenni, tra beghe familiari, grandi avanzamenti nella carriera ecclesiastica del prelato Casanate, acquisti, vendite, spedizioni, debiti e crediti, pestilenze ed eruzioni del Vesuvio dà conto, e il nostro piacere di leggere e di sapere di questo argomento è troppo breve, lo scritto di Antonella Arnaboldi. Ci troviamo di fronte a due grandi personalità che si gratificano vicendevolmente di una fiducia assoluta: il prelato, impegnato in una carriera ecclesiastica che prometteva il pontificato, e che non poteva occuparsi personalmente delle mille questioni quotidiane generate dalla gestione dei propri beni lasciati nelle terre natali del napoletano, ed un uomo, Francesco Rasetti, che dedica ogni ora della propria vita a queste terrene e talvolta misere questioni, con una intelligenza, un affetto, una dedizione ed un fine e sottile umorismo quali raramente, o forse mai, ci è stato dato di trovare nei molti epistolari che conosciamo. Scorrendo i brani tratti dall’immenso carteggio, conosciuto nella sua interezza dall’Arnaboldi, ma per ragioni di coerenza limitato agli argomenti da lei affrontati in occasione della propria tesi di laurea, non si può mancare di riferirci all’importanza della microstoria teorizzata negli Annales parigini per la costruzione della storia. Ciò che emerge dal volume pubblicato con lungimiranza dall’editore Carmine Mario Muliere, è una tranche de vie che non investiga solo un privato di rilevanza esclusiva per i corrispondenti, ma illumina modi di pensare, di vivere (o di sopravvivere – si vedano le ricette, distinte per censo tra ricchi e poveri, dei rimedi contro la peste), di sentire anche esteticamente avvenimenti di portata quasi incomprensibile quali l’eruzione del Vesuvio: «Se gl’effetti non fossero cosí crudeli, secondo me, e di notte e di giorno non potria vedersi spettacolo piú vago di questo monte acceso… Napoli 9 luglio 1660». Uomo dotato di notevole sensibilità ed intelligenza, ancora si leggano le intense pagine sulla peste del 1656, di vivo senso pratico e di alcun pelo sulla lingua –i giudizi su due creditori del fratello del prelato, don Giovanni Casanate, sono crudamente icastici– si manifesta in questa deliziosa antologia in tutta la sua umanità e in tutta la sua, purtroppo laconica, biografia. Le uniche, scarne, informazioni sulla sua vita si evincono infatti da queste missive e sono state ben messe in evidenza dalla studiosa. Nascosto dall’ombra di un personaggio molto piú in vista, e appartenente ad un censo immensamente al di sopra del suo, il volto di questo fedele familiare ha ripreso vita nelle pagine finalmente date alla luce e non piú nascoste nella mirabile biblioteca voluta dal suo Cardinale padrone. (Fiorenza Rangoni) Antonella Arnaboldi, insegna Lettere presso l’Istituto Comprensivo Duilio Cambellotti di Rocca Priora (Roma). Partecipa da anni alle attività e ricerche del Dipartimento di Studi Storico-Artistici Archeologici e sulla Conservazione dell’Università di Roma Tre, Cattedra di Istituzioni di Storia dell’Arte Moderna.