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SOCRATE NEL CRITONE DI PLATONE.

Equipeco

Copertina del libro
€ 7,00
Versione stampata

64 pagine - cm 12×16 - carta Fedrigoni 120 gr
Introduzione
Oggetto di questo studio è il Critone, dialogo che Platone compose presumibilmente nella sua giovinezza.
Nella sua brevità e semplicità di costruzione, il Critone nasconde problemi e difficoltà riguardanti, in particolar modo, la sua datazione e collocazione nel complesso delle sue opere. Secondo l’ordinamento redatto dal grammatico Trasillo vissuto sotto Augusto e Tiberio (I sec. d.C.), il Critone apparterrebbe alla Tetralogia I insieme all’Eutifrone, l’Apologia e il Fedone. Non è possibile farsi un’idea precisa dei criteri che hanno suggerito un simile ordinamento in tetralogie: in qualche caso è basato certamente su indicazioni dello stesso Platone. Sicuramente importante è l’affinità del contenuto e delle circostanze in cui si situa il dialogo (come ad esempio, per i quattro appartenenti alla Tetralogia I i quali riportano le vicende dell’incriminazione, permanenza in carcere e morte di Socrate). Tuttavia in molti casi l’ordinamento ci appare immotivato ed arbitrario. La questione dell’autenticità dei dialoghi ha portato ad un grande lavoro di ricerca e di sistemazione come quella relativa alla cronologia delle opere e della filosifia platonica. Generalmente i dialoghi di Platone vengono distinti in tre gruppi. dialoghi giovanili, dialoghi della maturità e dialoghi della vecchiaia o dialettici. Ed è in questo primo gruppo che è stato situato il Critone. […] Ma non tutti gli studiosi della storia della filosofia antica sono d’accordo con questa tesi; molti di essi infatti lo hanno via via spostato avanti nel tempo e lo hanno collocato, alcuni fra le ultime opere della giovinezza, altri fra le opere della maturità e c’è chi addirittura sostiene appartenga all’ultimo Platone. Dunque il Critone è opera del primo o dell’ultimo Platone? […] Altro elemento importantissimo che non compare nelle opere giovanili di Platone è il concetto di servo delle leggi; concetto che invece appare nel Critone e con grande frequenza negli ultimi scritti platonici, in particolare nelle Leggi. Nel Critone si legge infatti la seguente affermazione messa in bocca alle stesse leggi: «E poiché fosti generato, allevato ed educato, potresti tu senz’altro sostenere di non essere nostra creatura e nostro servo?» Lo studioso Turolla mette in evidenza come questo modo di introdurre un’argomentazione è sconosciuto del tutto e senza eccezione a qualsiasi opera giovanile; mettendo quindi il Critone con le opere prime, il dialogo inizierebbe a costituire una singolarità vera e propria. Anche Gomperz ci lascia un’altra originale interpretazione del Critone collocandolo, quanto alla composizione, in un’epoca in cui alcuni libri della Repubblica erano già stati composti e, forse anche pubblicati. Viene infatti presentata nella Repubblica una concezione della città idealmente rivoluzionaria, e che rivoluzionaria poteva sembrare anche dal punto di vista più propriamente politico. […] Importanti gli studi di Paoli, Harder e Calogero. Questi hanno tentato di ricostruire il contenuto polemico del Critone e il momento storico in cui dovrebbe collocarsi, appunto attraverso i concetti giuridici che Platone discute. Scopo di questo lavoro è quello di esaminare il dialogo del Critone vedendone oltre ai contenuti, la struttura, lo stile, il linguaggio ma soprattutto vedere il Critone come documento del pensiero filosofico e politico di Platone, il fine che egli si è riproposto nello scriverlo ed approfondire il tema delle leggi, emergente e dominante in questo dialogo. Giampiero Trovalusci, laureato in Pedagogia all’Università di Roma Tre, vive e lavora a Roma.