3. Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità 3/2008 Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità
Rivista curata da Felice Senatore
Volume dedicato a Claudio Ferone
- Anno: 2008
- Autore/i: AA. Vv.
- Catalogo: Scienze e Lettere
- Argomento: Storia e archeologia
- Rivista: Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità
- ISBN: 978-88-88620-61-9
- ISSN: 1970-6421
A cura di Felice Senatore.
In 8°, br. con bandelle, 384 pp., ill.ni b/n
Disponibile anche in PDF Euro 40,00
singolo contributo euro 15,00
ABSTRACTS
ANGELO RUSSI, Claudio Ferone (1950-2008)
L’A. offre ai lettori un ricordo dello studioso recentemente scomparso
ripercorrendone la carriera accademica e gli interessi scientifici, mai disgiunti dauna profonda umanità. Viene, inoltre, presentata per la prima volta la bibliografiacompleta del Ferone, frutto di un’intensa attività di studio durata oltre trent’anni.
ANGELO RUSSI: Dipartimento di storia e metodologia comparate, Università degli Studi dell’Aquila, via Roma 33, 67100 L’Aquila - angelorussi@libero.it
CLAUDIO FERONE, Suessula. Bilancio degli studi a centodiciotto anni dalla
pubblicazione della seconda edizione del Campanien di K.J. Beloch
L’articolo prende spunto dal capitolo dedicato dal Beloch a Suessula nella
seconda edizione del Campanien (1890) e, ripercorrendo le vicende storiche della città campana, traccia un bilancio critico degli studi, con particolare attenzione alle più importanti acquisizioni offerte dai recenti scavi archeologici.
GIUSEPPE GIARRIZZO, Locale e globale
Il futuro della ‘storia locale’ si iscrive nel presente travaglio della storiografia
occidentale di promuovere la storia universale a ‘storia globale’. Il percorso
auspicato è la rivisitazione delle idee di umanità e di natura, in un ostinato confronto
tra linguaggi, verbali e no - nella consapevolezza che dietro ogni scrittura sta
l’oralità, che è fatta di suoni e di immagini. E che l’antropologia tragga dalla storia
GIUSEPPE GIARRIZZO: via S. Agnese 8, 95125 Catania - giarrizz@unict.it
ARIANNA VERNILLO, Nuovi documenti sulla collezione Serafino e sui materiali
protostorici da Striano
Nel 1890 G. Serafino stilò un inventario di reperti fittili e metallici, rinvenuti
casualmente nel giardino dell’omonima villa a Striano. La raccolta di manufatti fu
ampliata negli anni successivi dal fratello Antonio Serafino e giunse all’allora
«Museo Nazionale e degli Scavi di Antichità di Napoli e Pompei» nel 1903,
accompagnata dal suddetto inventario manoscritto di otto pagine e da una lettera
dell’Ispettore I. Dall’Osso, che ne ufficializzava la donazione. G. Serafino fece una
distinzione dei reperti in due classi (terrecotte e metalli): nella classificazione del
vasellame fittile, alle forme aperte fanno seguito quelle chiuse, i manufatti in
metallo, invece, in numero verosimilmente inferiore non sono organizzati secondo
un intento elencativo.
Se da un lato il manoscritto Serafino ha un alto valore storico-documentario
come inventario dei reperti di famiglia, dall’altro fornisce utili informazioni sulla
localizzazione dell’antica necropoli protostorica di Striano. A tal fine, le indicazioni
toponomastiche contenute nelle sintetiche descrizioni dei reperti sono state
confrontate con le segnalazioni di ritrovamento nel comprensorio di Striano fornite
dal carteggio tra l’ispettore I. Dall’Osso la direzione del museo napoletano a partire
dal febbraio 1903, con le testimonianze dirette degli abitanti più anziani e con la
cartografia della città a disposizione.
ARIANNA VERNILLO: ariannavernillo@libero.it
MICHAEL CRAWFORD, Remondini, Gori and the inscriptions of Nola
The article uses the evidence of two letters from G. Remondini to A.F. Gori to
establish the text of H. Rix, Sabellische Texte, Cm 7 = Imagines Italicae, Nola 2
MICHAEL CRAWFORD: Imagines.Italicae@sas.ac.uk
ROSALBA ANTONINI, Sann. mirikui da Marcianise (CE). A complemento, uno
sguardo sulle implicazioni del testo (e oltre).
Il documento è l’unico indigeno di età preromana da Marcianise. Molto breve,
non si è attirato studi specifici ma solo una parte di secondo piano negli studi del
settore, seppure questa appaia tutt’altro che coerente sul piano sia filologico sia
linguistico.
Tale situazione esigeva un riesame complessivo a partire dall’esame autoptico
del testo, ormai da quasi un secolo fra i desiderata insieme a un’iconografia
aggiornata dello stesso (si pubblicano qui per la prima volta fotografie e facsimile);
il controllo autorizza conferme ma anche chiarimenti e novità rispetto alla tradizione
editoriale in oggetto.
Acquisito il dato di base, è stato possibile avviarsi all’indagine linguistica,
finora pressoché trascurata e laterale ad altro. Il testimone si rivela un contenitore di
insospettate problematiche che vanno a inserirsi nell’orizzonte di un italico
composito e stratificato, nel quale s’insinuano saltuari discontinui riscontri
selezionati, forse, anche da una storia in gran parte da scrivere
ROSALBA ANTONINI: via Urbinate 138, loc. Trasanni, 61029 (PU) -
r.antonini@uniurb.it
ANNAMARIA COMELLA, I rilievi votivi greci dalla Campania
Quando tra i Romani si diffuse l’interesse per le opere d’arte greche, molti
rilievi votivi furono strappati al loro originario contesto per essere trasferiti, tramite
il commercio antiquario, nelle case e nelle ville di ricchi proprietari, soprattutto
dell’Urbe e della Campania, dove ricevettero la nuova funzione di oggetti d’arredo.
Per quanto riguarda le problematiche concernenti la ricontestualizzazione di tali
monumenti nelle dimore romane, gli esemplari rinvenuti a Pompei, analizzati
dall’A. in altri recenti contributi, sono di fondamentale importanza, dal momento
che furono trovati nel posto in cui stavano al momento dell’eruzione del Vesuvio.
Di quelli portati alla luce in altri siti della Campania (Ercolano, Vico Equense,
Cuma, Mondragone, Teano Sidicino), esaminati in questa sede, non si hanno dati
relativi ai contesti di ritrovamento; essi, tuttavia, possono offrire qualche elemento
per capire se la loro acquisizione da parte dei ricchi proprietari fosse stata determinata,
o no, da precise scelte iconografiche. Gli esemplari dalla Campania, inoltre,
sono di rilevante interesse per quanto riguarda propriamente lo studio iconografico
e stilistico dei rilievi votivi greci, poiché quasi tutti presentano caratteristiche assai
peculiari e in taluni le scene raffigurate non si prestano a una facile interpretazione.
Particolare attenzione è stata dedicata a un poco noto esemplare del Museo
Nazionale di Napoli, di provenienza incerta, ma verosimilmente rinvenuto in area
vesuviana; in esso l’A. riconosce un rilievo ufficiale e propone un’inedita lettura
della scena raffigurata.
ANNAMARIA COMELLA: Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-
Artistiche, Università degli Studi di Cagliari - comella@unica.it
GIULIA SARULLO, Labirinti a Pompei: a proposito di CIL IV 2331
Il mito che vede protagonisti i figli di Minosse era molto popolare a Pompei e
nel mondo romano in generale, come dimostrano i numerosi esempi di pitture
parietali che rappresentano le diverse scene del mito e i mosaici labirintici. Tra le
numerose testimonianze, il graffito LABYRINTHVS HIC HABITAT MINOTAVRVS
(CIL IV 2331) è il primo caso in cui il termine “labirinto” viene esplicitamente
associato al simbolo universalmente noto come tale e testimonia, per la prima volta
in Italia, il legame tra il simbolo, il termine e il mito del Minotauro. Di questo
graffito non rimangono che i disegni realizzati nella seconda metà dell’Ottocento,
che vengono qui riprodotti e commentati. Molti studiosi si sono interrogati sul
motivo della presenza di una simile iscrizione nella Casa di Marco Lucrezio. Se
l’ipotesi dello scherzo da parte di un estraneo appare alquanto improbabile, non si
può escludere che l’appellativo Minotaurus fosse riferito al padrone di casa.
GIULIA SARULLO: Istituto di Scienze dell’Uomo del Linguaggio e dell’Ambiente
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, via Carlo Bo, 1, 20143
Milano - Giulia.Sarullo@iulm.it
LOREDANA MANCINI, Marmi dalla Grecia. Dal Museo Borgiano al Museo
Nazionale di Napoli
La collezione di antichità allestita dal cardinale Stefano Borgia a Velletri nella
seconda metà del Settecento, e trasferita nel Real Museo Borbonico dopo la sua
morte, comprende alcuni manufatti in marmo (rilievi funerari e votivi) provenienti
dalla Grecia. Lo studio tipologico e stilistico di questi oggetti, incrociato con lo
spoglio della documentazione manoscritta, permette di ricostruire i canali
attraverso i quali essi giunsero nel Museo Borgiano e di verificare un intreccio tra
passione antiquaria e interessi di storia naturale dal parte del suo promotore.
Attraverso l’analisi della corrispondenza tra il Cardinale e altri eruditi, l’indagine
sul Museo Veliterno permette inoltre di tracciare un profilo di un più ampio
fenomeno culturale: la “riscoperta” della Grecia nell’Europa del XVIII secolo.
LOREDANA MANCINI: loredanamancini@libero.it
ANNALISA MARZANO, Non solo vino campano. La pastio villatica e una
rivalutazione della navigazione nell’antichità.
Campania was renowned in antiquity for the luxury villas that dotted its coast
and for its fertile agriculture. Its wine was exported widely across the empire,
reaching as far as the Egyptian Eastern Desert, but this was not the only product of
Campanian villas to reach Egypt via the port of Puteoli. The discovery of escargot
imported from Italy at Berenike and at Mons Claudianus is to date the only known
case of pastio villatica for export. But, more importantly, this discovery sheds new
light on the question of the sailing season in antiquity, since the escargot, exported
alive, reached Egypt in winter. This fact has far-reaching implications for our
understanding of the nature of the Roman economy.
ANNALISA MARZANO: Department of Classics, University of Reading -
a.marzano@reading.ac.uk
LUDIVINE BEAURIN, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée
Isis-Fortuna est une des facettes les plus populaires d’Isis à l’époque romaine.
Cette constatation est particulièrement visible à Pompéi dont la vie quotidienne a
été cristallisée par l’éruption de 79 ap. J.-C. À travers l’étude d’un corpus documentaire
varié, on remarque un certain engouement pour Isis-Fortuna dans la cité. En
effet, plus de la moitié des représentations figurées d’Isis à Pompéi sont des Isis-
Fortuna. On pourrait ainsi s’interroger sur les raisons du succès de cette divinité
d’origine étrangère.
L’étude de l’iconographie et des fonctions de la déesse à Pompéi montre en
réalité qu’Isis-Fortuna n’a plus grand chose à voir avec l’Isis pharaonique et qu’elle
est bel et bien une déesse gréco-romaine.
L’examen des contextes de découverte du mobilier révèle une forte représentation
de la déesse en milieu domestique tandis qu’elle est absente du sanctuaire de la
cité. Isis-Fortuna connaît en effet un franc succès dans la composition des panthéons
domestiques des Pompéiens. Rappelons cependant que cet engouement n’est
pas hors norme et qu’il place seulement Isis-Fortuna au même niveau que les autres
divinités gréco-romaines choisies pour protéger le foyer. Ainsi, Isis-Fortuna
apparaît comme une déesse protectrice du foyer avec un fort pouvoir apotropaïque.
De même, il faut noter que la majorité des fidèles ne sont pas des étrangers mais des
Pompéiens appartenant à toutes les strates sociales de la cité. Toutes ces constatations
montrent à quel point Isis-Fortuna était une déesse parfaitement intégrée à
Pompéi.
LUDIVINE BEAURIN: beaurinludivine@hotmail.fr
EMILIE THIBAUT, Vénus: une «déesse de l’amour» à Pompéi et à Herculanum?
Dans l’esprit populaire, il est trop généralement attribué à Vénus d’être une
simple déesse de l’amour.
L’exceptionnelle conservation des sites de Pompéi et d’Herculanum, et, par
conséquent, la richesse des témoignages épigraphiques comme la merveilleuse
conservation des vestiges et leur étendue soulignent l’impérieuse nécessité d’une
approche plus critique de cette déesse.
Les quelques réflexions de cet article découlent également d’un contexte
historique fort intéressant au cours duquel les deux cités conservèrent les diverses
couches de civilisations issues de vagues successives d’envahisseurs qui ont
déferlé en Campanie. Elles soulignent l’importance que Vénus possède à se
retrouver au croisement de l’hellénisme et de la romanité. Elles découlent de plus,
des recherches effectuées par Gabriela Pironti et Vinciane Pirenne-Delforge sur
l’Aphrodite grecque. La finalité raisonnée de cette démarche participe à
l’élaboration d’un regard nouveau sur une déesse à diverses facettes, dont il n’est
pas question qu’elle soit perçue comme une déesse de l’amour.
EMILIE THIBAUT: 64 rue Amiral Courbet, 80000 Amiens - emiliethibaut@etud.upicardie.
fr
GIANLUCA SORICELLI, Un calice in terra sigillata da Alife
Si presenta un calice in terra sigillata attribuibile alla serie cd. “tardo-puteolana
decorata a rilievo”. Il rinvenimento alifano e l’attribuzione a questa serie di alcuni
materiali di recente editi da Aquino (Lazio) e da Troia (Asia Minore) suggeriscono
la prolificità e l’ampia distribuzione conosciuta dai prodotti di questa officina.
GIANLUCA SORICELLI: via Cilea 280, 80127 Napoli - gianluca.soricelli@unimol.it
INDICE
ANGELO RUSSI, Claudio Ferone (1950-2008)
CLAUDIO FERONE, Suessula. Bilancio degli studi a centodiciotto anni dalla
pubblicazione della seconda edizione del Campanien di K.J. Beloch
GIUSEPPE GIARRIZZO, Locale e globale
ARIANNA VERNILLO, Nuovi documenti sulla collezione Serafino e sui
materiali protostorici da Striano
MICHAEL CRAWFORD, Remondini, Gori and the inscriptions of Nola
ROSALBA ANTONINI, Sann. mirikui da Marcianise (CE). A complemento,
uno sguardo alle implicazioni del testo (e oltre)
ANNAMARIA COMELLA, I rilievi votivi greci dalla Campania
GIULIA SARULLO, Labirinti a Pompei: a proposito di CIL IV 2331
LOREDANA MANCINI, Marmi dalla Grecia. Dal Museo Borgiano al Museo
Nazionale di Napoli
ANNALISA MARZANO, Non solo vino campano. La pastio villatica e una
rivalutazione della navigazione nell’antichità
LUDIVINE BEAURIN, Isis-Fortuna à Pompéi: le succès d’une déesse intégrée
EMILIE THIBAUT, Vénus: une «déesse de l’amour» à Pompéi et à Herculanum?
GIANLUCA SORICELLI, Un calice in terra sigillata da Alife
Recensioni: L. Braccesi - F. Raviola, La Magna Grecia (MAURIZIO BUGNO)
- G. Vitolo (ed.), Bartolommeo Capasso. Storia, filologia, erudizione
nella Napoli dell’Ottocento (EDUARDO FEDERICO) - P.G. Guzzo,
Pompei. Storia e paesaggi della città antica (FELICE SENATORE) - A.
Marzano, Roman Villas in Central Italy. A social and Economic History
(HELGA DI GIUSEPPE)
Abstracts