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Pompei: la tecnologia dimenticata. Cenni di tecnica tra le pagine di un ammiraglio.

Edizioni Esa

Copertina del libro
€ 60,00
Versione stampata

Nella precedente ricerca, tesa a ricostruire le ultime ore dell’ammiraglio Plinio il Vecchio, sono affiorate alcune incongruenze nella lettera del nipote. Dalle sue parole, ad esempio, sembrerebbe implicito l’impiego di telegrafi ottici e, più in generale, di una tecnologia avanzata ma ignorata dalla coeva pubblicistica. Non mancano, però, le sue tracce ed allusioni proprio nelle pagine del grande naturalista, ovviamente rievocate con l’abituale laconicità che i Romani riservavano all’argomento. Per loro quasi una sorta di tabù culturale, come lo è stato per noi fino a non molto tempo fa ogni riferimento alla sessualità, scritto o iconico. Da tale strana reticenza ha preso l’avvio questa nuova indagine, tesa ad accertare l’effettivo livello tecnologico vigente all’avvento dell’Impero. Gli ambiti archeologici in Italia abbondano, eppure nessuno è parso valido allo scopo, ad eccezione di Pompei ed Ercolano, e non per l’abbon-danza dei reperti che ci hanno restituito ma per la modalità della loro perdita. A differenza di qualsiasi altro sito dove ciò che torna alla luce è soltanto ciò che venne abban-donato, o perché ormai rottame o perché ormai giubilato e comunque non senza l’asportazione di quanto ancora riciclabile, ai piedi del Vesuvio riaffiora la quotidianità nella sua interezza. Da oltre due secoli, le pazienti mani degli scavatori hanno dissepolto una vastissima testimonianza della vita dei Romani, interrottasi tragicamente quanto improvvisamente. Un immenso repertorio di utensili, di attrezzi, di congegni e di impianti finito, in poche ore, dalla pienezza dell’uso alla fossilizzazione nelle scorie vulcaniche. Variante umana ed urbana dell’inglobamento nell’ambra di tanti insetti o nel ghiaccio di tanti mammiferi. Nella fattispecie fossili guida di una tecnologia dimenticata e cancellata. Per evitare il rischio, sempre in agguato per ricerche del genere, di ravvisare realtà tecniche anacronistiche si è ricorso a un triplice vaglio. L’interpretazione di qualsiasi reperto non è stata considerata probante senza una men-zione, sia pur laconica, nelle fonti e nelle raffigurazioni. Tre livelli di riscontri, archeologico, letterario e iconico per non cadere nella fantarcheologia.
pagine: 352 a colori testo: italiano - english illustrazioni: oltre 500 tra tavole a colori, foto e schemi allestimento: brossura dimensioni: formato 4° cm 21 X 29,4