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Conoscere Capri 2/2004 - Studi e materiali per la storia di Capri

Oebalus, a cura di: Marco Amitrano, Eduardo Federico e Carmelina Fiorentino

Copertina del libro
€ 15,00
Versione stampata

Capri nel cenozoico - Insularismo ed evoluzione - Mito delle sirene a Capri - Fortune e sfortune dell'archeologia caprese - ecc. Filippo Barattolo Capri nel Cenozoico Gennaro Aprea L'insularismo e l'evoluzione Carmen Simeone Il 'mito' delle sirene a Capri Roberta Belli Fortune e sfortune dell'archeologia caprese: lo scavo di Gasto Alberto White L'insula capritana alla fine del secolo XIV Maria Sirago La 'gente di mare' caprese in epoca moderna Renato Esposito Le Sirene di Capri: metamorfosi di un mito Paolo De Marco Capri libera enclave nell'Italia della dittatura e della morale fascista Attilio Lembo I paesaggi incantai di Ugo Astarita Paolo Falco L'incidenza dei tumori a Capri
In 8°, 223 pp., con alcune ill. in b/n
Riassunti degli interventi
Filippo Barattolo - Capri nel Cenozoico (pp. 15-29) L’articolo intende completare il quadro degli eventi geologici che hanno interessato l’Appennino meridionale e Capri nell’intervallo che va da 65 a poco meno di 2 milioni di anni fa. A cambiamenti biologici e climatici a scala globale si associano, nell’area dell’antico oceano della Tetide, importanti trasformazioni paleogeografiche che conducono all’attuale assetto del Mediterraneo e dell’Appennino. A Capri i mutamenti che intervengono nel Cenozoico sono ricostruibili attraverso l’analisi dei coevi sedimenti che affiorano in limitati settori dell’isola e dei rapporti geometrici esistenti tra i sedimenti. Nello specifico si può ritenere che il settore di Capri per buona parte del Cenozoico rappresenti un fondale marino relativamente profondo prossimo ad una piattaforma carbonatica. La fase orogenetica del tardo Cenozoico porta all’accavallamento delle masse carbonatiche mesozoiche sui sedimenti terrigeni miocenici e, a luoghi, anche su quelli calcarei cenozoici. Gennaro Aprea - L'insularismo e l'evoluzione (pp. 31-41) Cos’è l’insularismo? È il frutto di una spinta evolutiva o di una ‘semplice’ casualità? Da una visione classica, che ci propone gli adattamenti della flora e della fauna ad ambienti peculiari, quali quelli delle isole, come tendenza quasi obbligata dovuta a una direzionalità dell’evoluzione,si sviluppa una disamina di alcuni aspetti peculiari della fauna dell’isola di Capri attuale e passata. Nell’articolo, che vuole essere un omaggio a Stephen Jay Gould, un grande scienziato con un’eccezionale capacità di divulgazione, purtroppo scomparso, i vantaggi selettivi del melanismo della lucertola azzurra e del nanismo e gigantismo dei mammiferi del Quaternario non vengono considerati come la causa di una tendenza evolutiva, bensì come risultato di un processo di selezione naturale il cui risultato sono queste forme particolari. Carmen Simeone - Il 'mito' delle Sirene a Capri (pp. 43-55) Lo studio nasce dall’esigenza di riflettere sul legame tra Capri e le Sirene che, contrariamente a quanto si pensa, emerge solo a partire dal IV secolo d.C. e che pure ha immeritatamente elevato Capri a ‘terra delle Sirene’. Riprendendo il testo odissaico, si è posto l’accento sulla genericità del racconto omerico, non solo per quanto riguarda particolari ben noti nell’immaginario collettivo moderno, come l’aspetto fisico delle Sirene, ma anche circa la geografia in cui si svolge l’episodio. È stata messa in evidenza, quindi, l’operazione di trasposizione dei fantastici luoghi omerici nel Mediterraneo occidentale che ha portato alla localizzazione delle isole delle Sirene negli attuali Li Galli. Infine si è messa in evidenza la natura erudita dell’operazione che spinge Servio Onorato (IV secolo d.C.) a riconoscere in Capri la mitica ‘isola delle Sirene’. Roberta Belli - Fortune e sfortune dell'archeologia caprese: lo scavo di Gasto (pp. 57-71) Dopo una panoramica sulle vicende dell’archeologia caprese, ci si è soffermati ad analizzare lo scavo eseguito in località Gasto. Le strutture messe in luce sono relative a due costruzioni di diversa ampiezza e diverso orientamento: la prima, di età augustea, presenta alcuni ambienti a carattere rustico ma doveva essere fornita anche di un’abitazione di lusso, come si evince dai ricchi materiali rinvenuti, relativi a pavimenti a mosaico ed opus sectile e ceramica fine da mensa. La seconda fase, di età tiberiana, ha occupato estensivamente tutta l’area: anche in questo caso, lo sfruttamento agricolo e la successiva lavorazione e l’immagazzinamento del prodotto coltivato sembrano essere state le attività prevalenti. Lo studio del complesso getta, pertanto, una nuova luce sulla storia edilizia dell’isola in età romana. Alberto White - L'insula capritana alla fine del secolo XIV(pp. 73-95) Queste note sono un’anticipazione di uno studio in corso sulla struttura urbana di Capri e sul suo rinnovamento edilizio promosso dal conte Giacomo Arcucci sul finire del XIV secolo. L’introduzione delle grandi volte a crociera a sesto acuto nell’aula presbiteriale di San Costanzo, nel complesso della Certosa e nella dimora patrizia degli Arcucci, tipiche delle esperienze già maturate a Napoli e in altri centri, trova una logica spiegazione negli scambi tra centro e periferia e nella dialettica fra tradizione e innovazione. Infatti tali opere, anche se hanno in comune con quelle del passato il carattere plastico delle volte estradossate, non possono essere etichettate come un’unica espressione dello ‘stile caprese’: una categoria sovrastorica che non riesce a spiegare la diversità delle concezioni spaziali e l’incisività delle trasformazioni indotte nella struttura urbana e territoriale di Capri. Maria Sirago - La 'gente di mare' caprese in epoca moderna (pp. 97-127) Il lavoro traccia a grandi linee l’attività marinara dei Capresi evidenziando i diversi tipi di pratiche e occupazioni (i ‘calafati’; il piccolo cabotaggio; la pesca delle ‘aguglie’ e del corallo; le ‘pesche speciali’ e le ‘chiusarane’). Emerge per Capri, anche secondo i dati del catasto conciario e di quello murattiano, un livello di vita al limite della sussistenza, non solo per quanti erano dediti alla pesca (il ceto più povero in tutto il Regno), ma anche per quanti erano dediti al piccolo cabotaggio, mai capaci di creare un fiorente ceto amatoriale, come quello di Procida e di Piano di Sorrento. Renato Esposito - Le Sirene di Capri: metamorfosi di un mito (pp. 129-137) A partire dal XIX secolo Capri diviene lo scenario ideale dove ricreare il mito delle Sirene che da inquietanti donne-uccello si trasformano in sensuali donne-pesce. Il Romanticismo tedesco, influenzato dagli scritti di Goethe, sceglie i solitari lidi di Marina Piccola per sognare irraggiungibili Sirene, irrealizzabile naufragio di una tormentata libido. I paesaggi omerici capresi di Preller per decenni illustrano l’edizione tedesca dell’Odissea. Quasi per incanto Marina Piccola diviene la meta-naufragio di pittori che la trasformano nell’archetipo della veduta caprese. Il successo dei libri di Norman Douglas contribuisce ad identificare Capri nell’immaginario del turista colto anglosassone con l’Isola delle Sirene e di Tiberio. La consacrazione borghese del mito avviene con l’arrivo a Capri della famiglia Savoia e di famosi gerarchi nazifascisti che con i loro tuffi nel ‘mare delle Sirene’ diffondono sulla stampa questo pseudo-mito. Negli ultimi anni la Sirena subisce un’inevitabile volgarizzazione da parte di un’industria turistica poco incline alla poesia. Paolo De Marco - Capri libera enclave nell'Italia della dittatura e della morale fascista (pp. 139-189) Il saggio analizza il contraddittorio atteggiamento del regime fascista verso Capri determinato, da un lato, dall’evidente fastidio per la sua fama di gaudente e immorale ‘isola dell’amore’ e, dall’altro, dalla volontà di non rinunciare all’insostituibile flusso di valuta pregiata assicurato dai ricchi turisti stranieri che si recavano a Capri proprio perché attratti dalla sua fama libertina e trasgressiva. Per conciliare le opposte esigenze di salvaguardare l’immagine ‘virile’ dell’Italia fascista e di non compromettere le preziose entrate finanziarie garantite dal turismo internazionale d’élite, il regime aveva finito col considerare Capri come una sorta d’enclave straniera, che, in quanto tale, poteva godere di un particolare clima di libertà, che si esprimeva solo con una precaria e relativa tolleranza verso i comportamenti e i costumi sessuali, ma che era pur sempre assolutamente unico nell’Italia di quegli anni. Attilio Lembo - I paesaggi incantati di Ugo Astarita (pp. 191-199) Si rievoca la vicenda umana e artistica di Ugo Astarita (Capri 1904-1964), uno dei pittori di Capri dotato di un’indiscussa originalità e sulla cui scarsa notorietà pesarono non poco gli impliciti condizionamenti di un’esistenza particolarmente difficile e il vuoto culturale dell’isola nella quale nacque e, tranne brevi e non fortunate parentesi, visse. Nell’opera di un pittore ritroso, ma non privo di una profonda esistenza interiore e di slanci mistici, la cura formale e la realizzazione meticolosa accompagnano e ben esprimono un’intensa componente onirica, rappresentazioni del paesaggio dell’isola di Capri che richiamano soluzioni astratte e costruiscono un mondo fantastico che, dietro l’apparente veduta da cartolina, rivelano un profondo senso panico della natura. Paolo Falco - L'incidenza dei tumori a Capri. Proposta di un osservatorio (pp. 201-209) L’articolo si collega alla proposta di istituire per l’isola di Capri un osservatorio epidemiologico in grado di fornire l’andamento della malattia tumorale, passo determinante per orientare lo screening. Dopo un breve quadro relativo all’epidemiologia, ai fattori di rischio e alla prevenzione, si presentano alcuni dati concernenti l’incidenza dei tumori presso la popolazione del comune di Capri. Distribuiti per tipi e zone del territorio di questo comune, si presentano e si discutono i dati retrospettivi raccolti con la collaborazione dei medici di famiglia per gli anni 2000-2004. Da una prima analisi risulta che l’incidenza dei tumori maligni a Capri è sovrapponibile a quella riscontrata nel territorio nazionale e negli altri paesi europei.